Tutto è iniziato un mercoledì di ottobre, più precisamente il 24 di quel mese. Noi ragazzi delle due seconde liceo dell’istituto salesiano Edoardo Agnelli di Torino abbiamo partecipato a un incontro con Nicolas Lozito, photo editor della testata giornalistica torinese La Stampa. Durante questo laboratorio abbiamo approfondito la tecnica del fotoracconto, comprendendo la struttura di un reportage visivo sequenziale.

Nelle settimane successive abbiamo applicato quanto appreso lavorando alla produzione di un foto racconto sulla vita di un ragazzo rifugiato, Sano, ospite dell’Housing dell’Agnelli. Con l’aiuto di due professori, il prof. Negro e il prof. Antonioli, abbiamo cominciato dunque a dare vita al nostro progetto: raccontare la storia di Sano sotto forma di fumetto.

Il progetto è ispirato al libro “La crepa” di Carlos Spottorno, pubblicato insieme al giornalista Guillermo Abril: la loro opera ha unito immagine e testo in una forma di racconto inedita e di grande impatto.

Il nostro percorso è continuato andando alla scoperta della bella realtà dell’housing, presente nella nostra scuola. Lì abbiamo incontrato e intervistato Sano, che con grande coraggio e fiducia nei nostri confronti ci ha raccontato la sua storia. Sano è un ragazzo scappato dal Mali a causa di vari problemi, ha vissuto molte avventure e ha superato mille pericoli, compreso un tragico viaggio verso l’Italia. Non vi anticipiamo di più perché non vogliamo farvi nessuno spoiler sul nostro lavoro. Ora  Sano vive nell’housing dell’Agnelli, dove sta cercando di integrarsi con la comunità e imparare un lavoro. Quello che più ci ha colpito, mentre ascoltavamo in silenzio i suoi racconti, è il rapporto con sua mamma o, come la chiama lui affettuosamente, mama. Proprio per questo, giocando anche sul titolo di un famoso film, abbiamo voluto intitolare la nostra storia “Mamma ho preso l’aereo”. Già, “nostra”: ormai la storia di Sano non era più soltanto sua, ma anche un po’ nostra, perché ce l’aveva affidata.

Con i nostri professori ci siamo poi incontrati durante alcuni pomeriggi per riprendere la storia di Sano: abbiamo individuato i punti principali, selezionato le immagini più rappresentative della vicenda, scritto le didascalie cercando di mantenere lo stile del racconto di Sano e infine provato a impaginare il tutto. A lavoro finito abbiamo mostrato il progetto a Sano, che sopraffatto dalle emozioni ci ha ringraziato per tutto il lavoro svolto.

Questa attività ci ha dato la possibilità di confrontarci con una realtà diversa dalla nostra, in cui le persone non lottano per vivere ma per sopravvivere. Davvero troppo spesso giudichiamo chi arriva in Italia senza sapere nulla delle loro storie, e questo è pericoloso. Proprio per questo chiudiamo il nostro breve articolo con una richiesta e con una speranza. Dietro a ogni volto c’è una storia che va ascoltata e capita, non c’è uno straniero che viene a rubarmi il lavoro o che deve diventare il capro espiatorio di tutti i problemi dell’Italia. E voi, che leggete questo articolo, quante storie di queste persone che arrivano conoscete? Ecco la nostra richiesta: cercate le loro storie. La nostra speranza: un’accoglienza capace di ascoltare veramente. Ecco perché le storie dei migranti vanno raccontate, ecco perché abbiamo lavorato a questo progetto: per aiutarvi ad ascoltare veramente.

I ragazzi e le ragazze delle seconde liceo

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