Segnaliamo l’intervista di Chiara Comai, su La Stampa Torino di mercoledì 22 novembre, a Don Enrico Stasi.
Un balzo della quinta alla prima posizione, in un anno. E’ la sezione pura dello scientifico dell’Istituto paritario Edoardo Agnelli. «Non ce lo aspettavamo – commenta il direttore Don Enrico Stasi – è il risultato del tanto lavoro fatto in questi anni».
Direttore, a cosa riconduce questa risultato?
«Il nostro liceo è particolare perché gli studenti entrano alle 8 ed escono la sera alle 19. Hanno la possibilità di vivere la scuola con in una vera comunità, con incontri pomeridiani con i docenti, aule studio e attività di vario tipo. Sono tutti impegni extra a cui però partecipano tanti ragazzi, e questo dà qualità alla scuola. Poi, immagino che sia stata valorizzata anche l’innovazione didattica a cui diamo sempre più spazio».
Un’innovazione che riguarda anche l’indirizzo scientifico più tradizionale?
«Sì, perché si tratta di attività in cui utilizzano i laboratori nuovi, fruibili da tutti. Spazi dedicati alle materie di scienze, fisica e informatica, in cui lo studio è l’aspetto innovativo si fondono insieme. L’idea è quella di fare più attività sul campo, utile anche per l’indirizzo tradizionale».
Lo scientifico “puro”, quello con il latino ha ancora un futuro?
«Secondo me sì, perché ha un’impostazione che aiuta molto i ragazzi. Spero sopravviverà nel tempo, anche se oggi per tanti studenti sono più allettanti le scienze applicate che hanno un’impronta tecnico-scientifica maggiore. Noi abbiamo deciso di includere anche il tradizionale nelle ore di laboratorio, proprio per questo».
Quali facoltà universitarie si scrivono i vostri studenti?
«Soprattutto scientifiche e soprattutto ingegneria, economia e medicina. Molti vanno all’estero, alcuni dell’attuale quinta hanno già fatto domanda per studiare a Londra e sono stati presi. D’altronde la nostra scuola da centralità alla lingua inglese, infatti abbiamo ottenuto un riconoscimento da una scuola di Cambridge. Gli studenti già durante il percorso scolastico fanno esperienza di progetti all’estero. Spero però, che questa eccellenze poi rientrino in Italia».